Cari lettori e autori,
questa intervista è rivolta alla casa editrice CIESSE. Come al solito, stiamo parlando di una casa editrice NoEap, vale a dire che non chiede contributi alla sua forza lavoro, gli autori, cosa che invece accade sempre più spesso nel “carnevale editoriale italiano” che vede “tipografie acchiappatutto” indossare la maschera di editori seri per stampare gli scarti dell’editoria non a pagamento, facendo leva sul vanity press di aspiranti scrittori. Pubblicare a pagamento, difatti, è sempre un’ultima ratio per chiunque, anche purtroppo per i rari casi di geni incompresi.
Ringrazio Carlo Santi per la franchezza con cui ha risposto a tutte le domande, risposte che, sono certa, saranno utili per conoscere meglio la sua casa editrice e quindi il suo contributo nella divulgazione di opere di qualità.
Ciesse Edizioni vanta un catalogo molto nutrito, dove i lettori potranno certamente trovare libri di proprio interesse, aiutandosi nella scelta anche grazie alle recensioni disponibili nel web, giacché CIESSE gode la stima di molti blogger che dedicano tempo alle loro pubblicazioni con sguardo obiettivo e critico.
E ora entriamo nel vivo dell’intervista.
INTERVISTA
Com’è nata la c.e.?
La CIESSE Edizioni è nata dall’idea di cinque amici scrittori, in un primo momento si pensava di pubblicare solo i nostri titoli, poi abbiamo provato ad aprirci ad altri. Quando abbiamo raggiunto la media di 3/400 manoscritti al mese, abbiamo capito che si doveva fare sul serio, per cui abbiamo registrato il marchio editoriale ed eccoci qui, dopo oltre dieci anni di libri. Nel tempo i cinque si sono persi di vista e altri si sono avvicendati. La CIESSE è la mia impresa, ma di fatto oggi appartiene a oltre 150 autori e ai loro lettori.
Che cosa vi contraddistingue rispetto ad altre case editrici?
Mi piacerebbe dire la qualità dei testi, e in effetti questo è l’obiettivo. Molte delle nostre opere sono di assoluta qualità, ma siamo umani, qualche errore lo si è fatto e ancora si farà, e non sempre si riesce a rimediare. Ecco, questa onestà intellettuale ci contraddistingue, oltre a ricercare il talento letterario per noi sono importanti due aspetti: opera e autore di qualità, entrambi devono marciare di pari passo.
Cosa significa oggi essere un editore indipendente?
Qui si deve distinguere: periodo pre-covid e post-covid. Nel periodo pre-covid essere editori indipendenti significa dover faticare per superare un grande ostacolo, che è la distribuzione libraria. Nel post-covid ci si deve reinventare, si punta al privato, all’e-commerce. alla promozione social perché manca la gente che gira per le librerie, mancano le presentazioni fisiche, le fiere del libro. Manca il contatto con la gente e questo o si supera con nuovi metodi di vendita o si rischia il fallimento.
Cosa vuol dire svolgere il mestiere di editore?
Non so cosa significhi per altri, per me è una passione diventata lavoro.
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo voi, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale?
Noi chiediamo all’autore che oltre all’opera illustri il proprio progetto editoriale. Molti non sanno nemmeno cosa sia presentare tale progetto, e ciò significa che non sono in grado di coinvolgere ed entusiasmare gli altri, figuriamoci un editore. Per questo la selezione è del tutto naturale, sono rari gli autori che riescono a convincere della bontà della propria opera; a costoro noi dedichiamo il nostro tempo, leggendo il manoscritto, valutandolo e soppesandolo per decidere, infine, se vale o meno la pena di pubblicarlo. L’errore più grave: inviare il manoscritto tramite una mail con il corpo assolutamente vuoto; è come dire “se vuoi apri l’allegato o fanne a meno”. Beh, noi ne facciamo a meno e cestiniamo, certi che un autore di questo genere non potrà aver scritto l’opera del secolo.
Il mondo editoriale ormai è molto ampio, le case editrici sono davvero numerose e in molti optano per l’auto-pubblicazione. Perché un autore dovrebbe rivolgersi a voi?
Sono moltissimi gli autori che si auto pubblicano o si rivolgono agli editori EAP. Io non giudico questa scelta, ma spero per loro che possano davvero raggiungere il successo che meritano distribuendo, a proprie spese, centinaia di copie del loro libro in conto deposito. Dovranno evadere gli ordini che arrivano e attendere che i librai vendano presto e tanti, ma, soprattutto, che paghino.
Quanto per voi è importante la figura dell’editor per accompagnare l’autore nella fase antecedente alla pubblicazione?
Dire una figura vitale, indispensabile e irrinunciabile. È capitato di recedere il contratto editoriale con autori che non volevano essere sottoposti a revisione del testo. Chiariamo bene, qui non si tratta di stravolgere l’estro creativo e/o lo stile dell’autore, quello va salvaguardato, bensì va migliorata la leggibilità, eliminate le incongruenze, gli errori grammaticali e di sintassi. Insomma, va rivisto agli occhi di un “estraneo” che pensi solo all’opera e non all’autore o all’editore. Di fatto, l’editor sovente è il primo fan dell’autore. In CIESSE chi fa l’editor è anche quello che poi segue l’autore anche nelle presentazioni (quando si poteva farle) e nella promozione, di fatto è anche un po’ creatura sua.
Che cosa cercate e che cosa escludete?
Buoni testi, scritti bene, belle storie, originale, che facciano riflettere il lettore. Purtroppo ultimamente escludiamo la poesia, stiamo attenti ai racconti, che pubblichiamo raramente. Escludiamo subito chi non riesce a coinvolgerci e incuriosirci.
Quali caratteristiche cercate in un autore?
La collaborazione. Purtroppo ci è capitato di pubblicare un romanzo di un autore che poi non si è fatto più sentire e di cui si sono perse le tracce, editorialmente parlando. In quel caso succede il contrario di quello che pensano molti autori esordienti: cioè che sarà l’editore che vende e distribuisce la sua opera comunque sia. In realtà non è così, l’editore che non trova collaborazione con l’autore pensa subito a limitare i danni economici e a vendere le copie stampate, stando bene attento a non andare in ristampa con il rischio che restino in magazzino, quindi seguirà e sosterrà quegli autori che si impegnano e collaborano per la migliore distribuzione e promozione del proprio libro. Si è insieme in questa avventura, se uno trascura l’altro le cose non andranno mai per il verso giusto.
Come scegliete un manoscritto?
Come detto ci deve incuriosire, entusiasmare. Per questo diamo molta importanza a quell’opera dell’autore che sa presentare bene la sua opera e se stesso. Solo se siamo curiosi leggeremo il manoscritto, altrimenti si passa oltre, senza alcun indugio. Solo così “sopravvivi” a una mole di centinaia di manoscritti al mese.
Qual è stata la prima pubblicazione della vostra c.e. e perché la scelta è ricaduta proprio su quel testo?
La prima pubblicazione è il thriller storico LA BIBBIA OSCURA, ed è mio quel libro. A ben vedere, non avevamo ancora manoscritti in lettura, c’era solo il mio romanzo pronto, il secondo di quattro volumi con lo stesso protagonista. Seppur titubante, lo feci uscire, la mia preoccupazione era la possibile critica di aver fatto una casa editrice per auto pubblicare i miei libri. Poi ho pubblicato l’altro mio thriller storico, IL QUINTO VANGELO, a fine 2010 dopo aver cessato il contratto con altra casa editrice. Ho avuto ragione, ad oggi IL QUINTO VANGELO è in assoluto il libro più venduto della CIESSE.
Che cosa pensate dell’“editoria” a pagamento?
La considero un business e, come tale, rientra nella libertà imprenditoriale. Nulla più di questo.
Quali generi narrativi e stili preferite?
La CIESSE ha 12 collane, per cui non vi è una preferenza di genere e stile. Se devo dire le collane più forti, nel senso che contengono numeri alti di titoli, sono la Black & Yellow (gialli, thriller, noir, mistery), la Green (narrativa storica e contemporanea), la Rainbow (narrativa per ragazzi) e Le nostre guerre (narrativa storica e testimonianze di guerra).
Preferite il cartaceo o l’ e-Book?
Noi pubblichiamo entrambe le versioni. Un libro è un libro, per parafrasare uno slogan di qualche anno fa quando l’iva sugli eBook è passata da 22 a 4%.
Quali progetti avete per i prossimi anni?
Abbiamo appena passato il 2020, l’anno del nostro decimo anniversario. Ora siamo orientati al prossimo decennio con tanti libri di qualità. L’obiettivo a medio termine è arrivare a un catalogo contenente almeno 200 titoli in commercio. Ci manca veramente poco.
Che cosa vi rende soddisfatti di questo mestiere e che cosa no?
Non tutti possono dire di fare un mestiere che è anche passione, su questo si basa la mia grande soddisfazione. I miei collaboratori mi aiutano per altrettanta passione. Quello che non piace è il metodo di vendita, non comprenderò mai il conto deposito; è un suicidio commerciale che se non stai attento la paghi cara.
A vostro avviso perché siamo più un paese di aspiranti autori che non di lettori e di chi è la responsabilità se, soprattutto la poesia, si legge così poco?
Un recente studio ha stabilito che il 70% della popolazione adulta non comprende compiutamente quello che legge. Questo dato la dice tutta sui potenziali lettori che, in effetti, scarseggiano. Ma tanti scrivono, e si capisce benissimo che non leggono perché lo stile di scrittura è elementare, noioso, poco fantasioso e molti si ispirano a serie tv di grande successo, come le saghe sui vampiri. Ecco, non ci sono molti autori che abbiamo una dote artistica come è la fantasia. La poesia ha un limite: non vende. Nemmeno i distributori vogliono libri di poesia, su questo l’editoria a pagamento ha campo molto libero, purtroppo.
Volete dare qualche consiglio agli scrittori emergenti?
Scrivere solo se si ha una buona storia in mente, coerente e logica. Quando si scrive si deve pensare a chi legge, quindi non considerate solo il vostro ego, ma raccontate una storia che per il lettore dovrà essere di intrattenimento.
Che cosa pensate delle agenzie letterarie?
Non per ripetermi, ma le considero un business e, come tale, rientra nella libertà imprenditoriale. Nulla più di questo.
Grazie a lei, è stato un vero piacere.