
Non è mia abitudine, ma per questo romanzo farò una recensione molto stringata (almeno rispetto alle mie solite).
PREMESSA
Premetto che sono follemente attratta dalle storie ambientate in ambienti chiusi, come carceri, manicomi, conventi, orfanatrofi ecc. Dunque è un romanzo che avrei potuto scegliere e di conseguenza leggere anche indipendentemente dal GDL, colpita e affondata dalla sola quarta di copertina. Anche la citazione riportata nella quarta, difatti, mi ha indotto a pensare che fosse una storia principalmente ambientata in carcere, ma in realtà il carcere, inteso come luogo dove avvengono fatti che hanno effetti sulla psiche umana ha un ruolo, se non marginale, non di primo piano come invece immaginavo. Tuttavia, la lettura nel complesso è stata gradevole e sotto certi aspetti affascinante. Alcune volte ho avvertito forse qualche piccola “battuta d’arresto”… (giusto per rimanere in tema!). La parte che ho preferito è senz’altro quella che si svolge all’interno delle mura di Poggioreale. L’autore è stato abile nel ricostruire le dinamiche tra i carcerati. Ha descritto con puntigliosità quasi didattica la preparazione dei vari colpi che la Banda dei Calioti si accinge a fare, tanto che, a volte, ho pensato di trovarmi di fronte a un “prontuario del truffatore”, tra abili astuzie e goffe imprese, o a una cronaca giornalistica riportata con precisione scientifica. Un libro adatto certamente a chi ama il genere, ma anche consigliabile a chi è curioso di comprendere alcuni meccanismi e dinamiche della malavita, in un contesto narrativo ben documentato.
TRAMA
L’indice e i titoli dei capitoli in questo romanzo, per quanto mi riguarda, sono stati una vera benedizione per non perdere le fil rouge della storia e avere tutti i passaggi chiari in mente.
L’autore ci presenta i membri della Banda dei Calioti, in attività dagli anni Settanta agli anni Novanta, uno a uno fin dal primo capitolo: Gimmo, Alfredo, Umberto e Rinaldo. Quest’ultimo è la voce narrante, colui dal quale apprendiamo il “percorso di fuorilegge” di questi quattro giovani napoletani benestanti e istruiti, che scelgono di applicarsi al crimine, attratti dalla forza tentatrice della malavita locale. A quale prezzo? A prezzo ovviamente della libertà. E se, infatti, il colpo alla Metal progetti (truffa dei distributori di caffè e sandwich) va a buon fine, quella del bancomat li porterà dritti dritti a Poggioreale con una bella condanna di 4 anni e sei mesi,per associazione a delinquere e truffa aggravata dal raggiro. Condanna questa condita con tutto ciò che può accadere in un luogo di detenzione, frequentato da anime non proprio candide. E poi? E poi arriva la libertà, ottenuta in modo assai discutibile, essendo collegata a un soggetto, Bruno Salinas, malavitoso e spegiudicato corruttore, arriva altra violenza, arrivano nuovi incontri, nuovi amori passionali e passeggeri e altri più solidi, e ancora traffici illeciti internazionali, riciclo di denaro sporco, guerre tra clan di Camorra, vendette ecc. I Calioti, da banda di strada si faranno spazio come "colletti bianchi del malaffare", aderendo alla strada del crimine internazionale.
Ma si aprirà per loro la via del ravvedimento? Si prepareranno a un certo punto della loro esistenza a un futuro diverso? La metamorfosi dell’anima e il cambiamento interiore possono essere contemplati da chi sembra essere nato per delinquere?
Commento alla trama
Le migliori pagine del romanzo, per il mio gusto personale, sono quelle introspettive e nostalgiche, profondamente analitiche dei fatti e dei ricordi. Lì riconosco un autore che ha voglia di graffiare l’anima del lettore. Ho altresì apprezzato molto i diversi colori dati ai personaggi anche terziari e la delicatezza, quasi poetica, di alcune parti descrittive. "Tutto il resto", tranquilli, non "è noia”, se riuscite ad apprezzare la minuzia dei dettagli sulla cronaca criminale.
PERSONAGGI
I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati. Entrare in empatia con i protagonisti forse non è esattamente un atto dovuto, trattandosi di ragazzi, più che alfabetizzati, che scelgono la via criminale come scorciatoia per ottenere traguardi economici. I quattro non sono quindi dei disperati senza altre prospettive di vita, cosa che avrebbe senz’altro reso più facile il coinvogimento emotivo da parte del lettore. L’io narrante, uno dei membri della banda, ricorda le avventure condivise con i suoi “soci a delinquere” con lucidità, ma senza alcun tipo di rimorso, almeno fino a un certo punto. Che persona sarà diventato Rinaldo Costa, quando ripercorrerà tutte le tappe della sua vita fino al momento di narrarcele?
Identikit della Banda dei Calioti:
Rinaldo Costa: ama sua sorella Carlotta. Ha un rapporto con i genitori complicato dalla sua “cattiva reputazione”.
Guglielmo Iuliano, detto Gimmo: padre elettricista e madre casalinga. Proveniente da una semplice famiglia, bello e intelligente, anch’egli sceglie la strada del crimine.
Umberto Lojacono, detto o ‘luongo” per via della sua altezza, ha un rapporto di “reciproca disistima con il padre”. Quest’ultimo mal digerisce la “disonesta provenienza dei soldi del figlio”.
Alfredo Di Fusco chiamato Scassaporta, figlio di un’insegnante di matematica e di un dirigente d’azienda, finito a delinquere per vocazione.
Bruno Solinas, corso che la banda conosce a Poggioreale, traffica in armi e droga, "non un camorrista classico".
Lautino Panza, informaore infedele e doppiogiochista. ***
NOTA SULLA DEDICA
Non amo le dediche nei libri, neanche un po’, ma per svariate ragioni, devo ammettere che la dedica dell’autore ai suoi genitori è molto bella e toccante e per me ha rappresentato l’eccezione alla regola.
CITAZIONI
P 14
I genitori educano soprattutto con l’esempio, anche i peggiori, i figli traducono secondo la loro indole quello che è giustoessere e fare”
P.42
"Quando sei dentro non hai diritto a dignità o rispetto da parte di chi sta dall'altra parte, vieni trattato senza maniera a prescindere da chi sei e del perché ti trovi dietro le sbarre ".
P.61
“Il carcere ti trasforma, acuisce il senso di conservazione, ti abitui a vedere in uno spazio ristretto le cose, gli oggetti che ti circondano”
TEMI
Vita in carcere, malavita, narcotraffico, guerra di Camorra, clan rivali, Irpinia anni 80.
STILE NARRATIVO
Forse, ripeto forse, un po’ lento nelle parti descrittive, nella cronaca minuziosa degli eventi, ma nel complesso è scorrevole e fluido. La penna dell’autore si trasforma in pennello e dà il meglio di sé nelle parti introspettive, nel ricordo nostalgico dei tempi andati. Lessico ampio, curato ed efficace. Una struttura narrativa classica, ineccepibile e lineare. Mi piacerebbe leggere un romanzo di formazione scritto dallo stesso autore per la sua abilità nell'approfondire la psiche dei personaggi.
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